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Intervista a Maurizio Guagnetti di Radiobici: un’iniziativa supportata dalla Gazzetta dello Sport

Ultimamente, vi abbiamo parlato del progetto inerente a “Radiobici” ed oggi siamo andati a scoprirne qualcosa in più, parlando direttamente con il suo Responsabile, Maurizio Guagnetti:

Prima di parlare di questa iniziativa facciamo un piccolo passo indietro. Radio e bici. Quando sono entrate a far parte della tua vita? In particolare, parlando della prima, che rapporto hai con la radio?

La radio è entrata a far parte della mia vita esattamente 15 anni fa, quando ho iniziato a lavorarci e avevo 18 anni. La bici è un mezzo di trasporto quotidiano, per cui in realtà non esiste di preciso un “quando”, anche se la mia prima bici è arrivata all’età di 15 anni. Per quanto riguarda la bicicletta da cicloturismo invece, la prima esperienza l’ho vissuta la scorsa estate quando ho attraversato la Puglia con un tandem Bianchi e un carrellino legato dietro. E’ lì che ho scoperto che spostarsi in bicicletta arricchisce molto di più, perché non ti perdi nemmeno un sasso, puoi veramente dire di essere stato in un posto.

Parliamo della vostra iniziativa, da chi è nata l’idea di RadioBici?
E’ nata da me sulla spinta di un desiderio: unire la radio all’idea di farla per strada. C’è un film francese, intitolato “Tandem”, su un conduttore radio che va in giro a fare quiz. Non è esattamente la mia estrazione perché faccio il giornalista e racconto le cose, incontro la gente con questo scopo, però mi piacerebbe, se ci fosse una seconda edizione, avere maggiori momenti di contatto con le persone. Questi non sono sempre possibili a causa del tempo e dei numerosi spostamenti, vorrei invece avere più spazio per fermarmi a parlare con chiunque, con tutte le persone che ci regalano dei sorrisi incontrandoci per strada.

Qual è lo scopo di questa iniziativa?
Gli scopi sono più di uno. Radiobici ha il patrocinio di Legambiente e WWF perché ha un aspetto legato alla promozione di una cultura sostenibile, all’idea che ci si può spostare senza doverlo fare necessariamente con un’automobile. C’è un aspetto di violenza che si fa quando si utilizza la macchina. L’idea che vogliamo trasmettere è quella che la gente dovrebbe imparare ad usare l’automobile solo quando serve: quando piove, quando fa freddo…però se vivi in una città questo mezzo non è necessario. Le città sono state pensate prima delle automobili. Proprio Legambiente, nei giorni scorsi, ha pubblicato i risultati del “Premio Tartaruga” (si valuta quale è il mezzo più veloce per spostarsi tra auto, scooter e bici) e vince ancora una volta la bicicletta.

Da chi è composta la squadra di Radiobici?
Dal punto di vista radiofonico andiamo in onda in due programmi: su Radio Montecarlo con Marco Porticelli e su Radio 105 con Tony & Ross (105 & Friends). Dal punto di vista del web, quindi di Radiobici, collaborano con noi Thomas Mackinson e Daniela Faggion; poi ci sono i pedalatori come Davide Bombini e Filippo Forti. Sappiamo che l’iniziativa di Radiobici può essere seguita da Internet anche coi vari Social Network quali Facebook e Twitter, oltre al sito radiobici.it.

Pensi che questi mezzi siano diventati fondamentali per le trasmissioni radiofoniche odierne?
La forza della radio è quella di essere un mezzo “caldo” in grado di avvicinarsi a chiunque e ovunque in modo più facile rispetto ad altri, dando tantissimo spazio a chi ascolta dal punto di vista dell’immaginazione ma anche grazie alla possibilità di poter intervenire. Questo vale per un certo tipo di radio che è poi quella che piace a me, ma tutte le emittenti tendono poi a privilegiare il contatto con gli ascoltatori perché quando sei davanti ad un microfono è necessario sentire ed avere un “feedback”. I Social Network e Internet sono il potenziamento totale di ciò che la radio è sempre stata, ovvero un mezzo che ti permette, in qualsiasi momento, di alzare il telefono e parlare con chi la sta facendo. Penso che siano proprio questi mezzi che stanno facendo vivere una “nuova primavera” alla radio. Farete un viaggio per tutta l’Italia.

Esiste una sorta di programma delle persone “importanti” e di quelle “comuni” che incontrerete durante il viaggio e che pedaleranno con voi?
Per i cosiddetti “Vips” tendiamo a programmare questi incontri. Per quanto riguarda gli altri ci scrivono mail in seguito alle quali tendiamo ad organizzare incontri e pedalate. Il percorso che facciamo è aperto a tutti, naturalmente c’è chi viene per raccontare una storia e chi invece semplicemente per pedalare con noi.

Quali sono le emozioni grandi che hai vissuto dall’inizio del viaggio fino ad ora? Ci sono state delle difficoltà?
Sicuramente una grande emozione è stata la partenza. Poi un’altra emozione forte che non mi aspettavo di vivere è stato l’incontro con Don Gallo. Le difficoltà maggiori sono legate a gestire i tempi della rete, cioè caricare video, audio e altro materiale. Come possiamo seguire il vostro viaggio? Attraverso la pagina Facebook e l’account di Twitter RadioBici, il sito internet (radiobici.it) oppure tramite la radio. Con “105 & Friends”, dalle 10 alle 13, facciamo dei collegamenti non programmati che variano di settimana in settimana. Poi ogni sera, alle 20.25, interveniamo su Radio Montecarlo.

Visto che Radiospeaker ha a che fare col mondo della radio e parla a chi la fa ma anche a chi vorrebbe farla, c’è un consiglio che ti senti di dare a tutte queste persone, un suggerimento?
Non ce ne è uno in particolare. Io volevo fare radio, in particolare volevo fare il giornalista occupandomi di politica ed ho cercato un’emittente che mi desse spazio, nel frattempo facevo altro. Diciamo che ho fatto i primi 10 anni di precariato cambiando diverse radio, diversi editori, diversi programmi…

Articolo a cura di Mattia Savioni

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