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Marconi Beach: la storia della prima Comunicazione Radio

Che Marconi e Tesla si contendano da sempre lo scettro per l’invenzione della radio è cosa nota ai più, ma non tutti forse conoscono il retroscena che ha portato l’inventore italiano alla prima comunicazione radio transoceanica. Chi di voi ha avuto la fortuna di fare un giro a Cape Cod, una penisola dalla forma molto particolare che si protende nell’Oceano Atlantico, probabilmente sa che una delle sue spiagge prende il nome di “Marconi beach”.

Proprio così: il nostro Premio Nobel ha fatto breccia anche nel cuore degli americani che gli hanno dedicato una splendida costa. A questo punto bastano una dose di immaginazione e un pizzico di curiosità: ingredienti essenziali per gustare a pieno il viaggio alla volta del Nuovo Mondo in compagnia del supposto inventore della radio. Pronti?

Siamo nel 1895, Marconi ha 21 anni. Dalla cosiddetta “stanza dei bachi”, in Villa Griffone, prende avvio l’esperimento che permetterà di stabilire con certezza la possibilità di inviare e ricevere segnali a distanza, superando perfino gli ostacoli naturali. La collina dei Celestini, dove Marconi pone il ricevitore perché non in contatto ottico con la villa, è in fermento. O forse lo è semplicemente il fedele aiutante che attende impaziente il segnale.

Leggenda vuole che, dopo vari tentativi, finalmente il silenzio della collina viene interrotto dallo sparo di un fucile: l’aiutante ha ricevuto il segnale che proviene dalla stanza dei bachi. È il battesimo della radio in Italia. Marconi, a questo punto, convinto che le trasmissioni radiotelegrafiche siano possibili anche attraverso le più grandi distanze, decide di superare se stesso e procedere oltre con i suoi esperimenti. Ha infatti un’idea fissa: mettere in collegamento, attraverso la telegrafia senza fili, Europa e America, in modo da superare l’ostacolo (secondo alcuni scienziati insormontabile) della curvatura terrestre.

Come un qualsiasi ricercatore universitario di oggi che ha bisogno di finanziamenti, sotto consiglio di un amico di famiglia, decide quindi di partire per un’avventura che lo consegnerà alla storia. Siamo nel 1900 quando, dopo varie dimostrazioni in giro per l’Inghilterra, l’inventore italiano decide di far costruire due potenti stazioni radiotelegrafiche, una a Poldhu (in Inghilterra) e l’altra sulla costa degli Stati Uniti, a Cape Cod appunto. Per entrambe ci vorrà un’ingente somma.

Sfortuna vuole che, dopo poco tempo, una bufera danneggia parte della stazione inglese e un ciclone distrugge totalmente l’antenna della stazione americana. Marconi però non si scoraggia e, sostenuto dai successi commerciali che nel frattempo incontrano le sue stazioni radio, rimodula il progetto, rendendo la stazione di Poldhu più semplice e più robusta. Questo nuovo apparato trasmittente viene sperimentato con successo grazie a un collegamento con una stazione posta a 360 chilometri di distanza.

Un successo che entusiasma Marconi a tal punto da renderlo impaziente. Decide, infatti, di non aspettare la ricostruzione dell’antenna di Cape Cod, ma di tentare un’altra strada. Il 26 novembre del 1901 parte quindi alla volta dell’isola di Terranova (Newfoundland), allora colonia inglese, e in poco tempo fa costruire e sistemare la stazione ricevente. La mattina del 12 dicembre tutto è pronto e il momento decisivo si avvicina. Nonostante un forte e gelido vento, alle 12.30, mentre Marconi è in ascolto, ecco giungere al suo orecchio una debole ma chiara successione ritmica dei tre punti corrispondenti alla lettera S dell’alfabeto Morse.

«Sentite niente Mr Kempt?» Marconi chiede immediatamente al suo fido collaboratore, passandogli il ricevitore. La risposta è affermativa. Nasce così, e in quel momento, la radiotelegrafia a grande distanza.

Ma non è tutto. Dopo questo entusiasmante esperimento, ancora oggi contestato nel suo successo, avviene la prima vera e propria comunicazione radio fra i due capi del mondo. È il 1903 e Marconi, nuovamente a Cape Cod, convince il Presidente degli Stati Uniti d’America a prendere parte all’esperimento che si appresta a compiere. Il 18 gennaio di quell’anno avviene qualcosa di straordinario: il re Edoardo VII, nella stazione di Poldhu, riceve il messaggio inviatogli da Marconi per conto di Roosvelt.

“His Majesty, Edward VII.
London, Eng.

In taking advantage of the wonderful triumph of scientific research and ingenuity which has been achieved in perfecting a system of wireless telegraphy, I extend on behalf of the American People most cordial greetings and good wishes to you and to all the people of the British Empire (Approfitto del trionfale risultato delle ricerche scientifiche e della perfezione che è stata raggiunta dal telegrafo senza fili per inviare, in nome del popolo americano, i più cordiali saluti e i migliori auguri a Lei e al popolo inglese)” .

THEODORE ROOSEVELT
Wellfleet, Mass., Jan. 19, 1903

Stavolta non si sente nessuno sparo in lontananza. Si attende impazienti la risposta:

“Sandrinham, January 19, 1903
To the President,
White House, Washington,

America I thank you most sincerely for the kind message which I have just received from you, through Marconi’s trans-Atlantic wireless telegraphy. I sincerely reciprocate in the name of the British Empire the cordial greetings and friendly sentiment expressed by you on behalf of the American Nation, I heartily wish you and your country every possible prosperity (La ringrazio di cuore per il gentile messaggio che ho appena ricevuto attraverso il telegrafo transoceanico senza fili di Marconi. Ricambio con sincerità, in nome del Regno Britannico, i cordiali saluti e il sentimento amichevole espresso da Lei e dalla nazione americana. Col cuore auguro a Lei e al Suo paese ogni possibile fortuna)”.

EDWARD R. and I.

Marconi entra nella storia e non ne esce più. Lo so, adesso avete voglia di un bagno nella sua splendida spiaggia. Buon viaggio allora.

Articolo a cura di Claudia Rizzo

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