Eventi e podcast, ecco su cosa punta Radio Deejay

Dopo il grande successo di Party Like a Deejay, l’emittente del gruppo GEDI decide di continuare a puntare sull’organizzazione di eventi anche in futuro.
Come apprendiamo da Italia Oggi, Linus, speaker e direttore artistico di Radio Deejay ha spiegato: “Se un ascoltatore partecipa alla festa di una radio e si ricorda quale cantante famoso si è esibito ma non quale emittente ha organizzato, allora più che una festa è bene ideare momenti d’incontro, di aggregazione”.
L’obbiettivo principale era infatti quello di “segnare una svolta rispetto a tutti gli altri eventi, più classici, messi in piedi dalla concorrenza. Non volevo puntare sul formato che alterna in modo seriale cantante-presentatore-cantante…Ecco perchè abbiamo ideato qualcosa che assomigliasse maggiormente a un incontro con tutti i personaggi di Deejay”.
Eventi e podcast, ecco su cosa punta Radio Deejay
La festa di sabato scorso ha visto partecipare oltre 34 mila persone, per circa 12 ore. Boom anche sui social: su Instagram la copertura nella settimana della festa ha coinvolto 485 mila utenti, generando 17 milioni di impression.
“Un evento di questo genere – ha proseguito Linus – permette pure di ampliare il pubblico di riferimento, perché ognuno si porta un amico o, spesso, i figli”.
Secondo il direttore artistico, “l’elemento che davvero fa la differenza e segna una svolta, nella serie di eventi che ormai ogni emittente organizza, è la personalità della radio che deve permeare l’evento. E’ un po lo stesso discorso che va fatto per la radio digitale. Va bene moltiplicare online l’offerta ma, sempre, ti serve un marchio ombrello forte per attirare ascoltatori”. Ogni radio ha un suo naturale bacino di utenza. Il nostro è quello giovane-adulto sui 35 anni”.
Per Linus è infatti importante puntare sui podcast: “In Italia siamo ancora un po’ indietro ma, a differenza del video, la serialità dei podcast può piacere ai giovani, un po’ come se fosse una Netflix radiofonica“.
Per quanto riguarda la televisione, ha dichiarato: “Mantenere un canale tv è un’iniziativa economicamente impegnativa. Servono budget importanti, se si vuole emergere. E poi i giovani guardano i video su YouTube così come, se vogliono ascoltare una canzone, vanno su Spotify. Insomma, i canali tv delle radio è meglio averli che non il contrario, ma non sono la strada da percorrere per il futuro, a differnza di quello che in molti credevano”.
Articolo a cura di Francesco Pinardi
Credit: affari italiani