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#coglioneNo: la campagna in difesa dei lavori creativi e di chi fa radio

Si chiama #coglioneNo (perdonate il termine) la campagna lanciata dalla rivista “Wired in difesa di quei lavori cosiddetti “creativi” che, in quanto tali, vengono mal retribuiti (o non retribuiti affatto). Se vi state chiedendo cosa centri la radio in tutto questo sappiate che centra eccome!

A testimonianza di ciò, anche il direttore artistico di Radio Deejay (Linus) ha pubblicato proprio in questi giorni sul suo blog un link ed un piccolo commento a questa sorta di “campagna di sensibilizzazione” a difesa (e tutela) di coloro che in Italia svolgono dei lavori creativi e che pertanto, più di altri, subiscono parecchie ingiustizie dovute a questo loro mestiere, che difficilmente viene considerato tale.

I creativi non sono solo gli artisti, gli inventori, i pittori, i cantanti e chi più ne ha più ne metta. I creativi siamo anche noi, siete anche voi che leggete questi articoli e che amate la radio e vorreste che un giorno diventasse un lavoro. Sì, perché lavorare non significa esclusivamente “produrre”, come pensano erroneamente coloro i quali escluderebbero a priori dalla cerchia delle “professioni” quella di chi (fonici, registi, speaker…) lavora in radio.

Chi realizza un programma in radio fa un vero e proprio lavoro, magari meno faticoso di chi spacca le pietre, ma certamente un lavoro. Ed anche se è difficile capirlo in concreto, lavorare in radio non è (non dovrebbe essere considerato) un passatempo. Ci sono ore ed ore di lavoro nella realizzazione di un programma, nella creazione di contenuti, nella scelta delle canzoni da trasmettere, nei jingles, nelle basi o nelle sigle che vengono messe in onda.

La radio è un lavoro in quanto mezzo di comunicazione che fa informazione e (perché no?) intrattiene chi è all’ascolto, magari portando un sorriso, un po’ di serenità, tenendo compagnia o facendo ridere chi la sta sentendo. Non è pertanto quello della radio un vero e proprio servizio, fatto e reso al pubblico da tante, tantissime persone che lavorano per chi è all’ascolto? Io penso che lo sia a tutti gli effetti!

Eppure, escludendo naturalmente i personaggi dei grandi Network, credo che pochissimi di voi hanno avuto (o hanno) la fortuna di lavorare in emittenti che li paghino. Certo, probabilmente alcune di esse sono fatte da “volontari” o da persone con tanta passione che decidono di divertirsi creando una web radio con gli amici, altre ancora fanno fatica a rimanere in vita a causa della crisi che, ahimè, colpisce anche le radio. Però, oltre a tutte le realtà di cui abbiamo appena parlato, sicuramente ce ne sono tante che potrebbero permettersi di pagare anche un semplice “rimborso spese” a chi va in onda ma invece non lo fanno, nascondendosi dietro alla frase “sto già dandoti l’opportunità di trasmettere, cosa vuoi più di così!”.

Quello che mi sento di dire pertanto è di continuare ad inseguire questo sogno, di proseguire coi tanti sacrifici che probabilmente molti di voi già fanno pur di andare in onda anche gratuitamente, ma di non dimenticare mai che per quanto bello, straordinario, divertente e appassionante, anche chi fa radio di fatto fa un “lavoro” a tutti gli effetti, che come tale dovrebbe essere considerato e rispettato. Prendere coscienza di ciò è già un primo passo positivo verso un futuro migliore!

Articolo a cura di Mattia Savioni

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