HomeMagazineCuriosità RadiofonicheIl Conduttore Radiofonico: Quando e Perché Cambiare Radio

Il Conduttore Radiofonico: Quando e Perché Cambiare Radio

Anche in radio può arrivare il momento delle scelte e dei cambiamenti, soprattutto al termine di una stagione. E’ chiaramente in questo periodo che si dovrebbero fare dei bilanci, ma è soprattutto già da alcuni mesi che chi ha deciso (o ha intenzione) di cambiare emittente deve aver preso accordi o contatti con altre radio. In precedenza, vi abbiamo parlato di ciò che accade durante il passaggio ad una nuova emittente, oggi l’aspetto sul quale ritengo interessante soffermarmi, è capire ed analizzare, quali possono essere i motivi che spingono uno speaker a cambiare. Io ne ho in mente alcuni, ma sarebbe bello se ognuno di voi portasse la propria esperienza personale!

Il motivo certamente più importante che può portare uno speaker a decidere di lasciare una radio per un’altra, è la possibilità di “crescita professionale”. Sto parlando di chi “milita” in una radio locale e può passare ad un’emittente regionale, ma anche chi da una radio di provincia, ha la fortuna (ammesso che sia ancora possibile) di trovarsi catapultato in un network nazionale. C’è poi anche chi, tra coloro a cui si presenta una possibilità di crescita, privilegia l’aspetto della “formazione professionale”, scegliendo di cambiare, per poter andare a trasmettere in un posto dove ci possono essere persone più esperte o disposte a dare dei preziosi consigli sulla conduzione o su tutto quello che riguarda il mondo della radiofonia.

Ci sono inoltre persone che scelgono (giustamente) di passare a trasmettere da un’altra radio, per una questione di maggior ascolto. Questa scelta non deve essere mal interpretata, poiché chi fa lo speaker ha come obiettivo principale quello di essere seguito dagli ascoltatori. Ecco perché nel momento in cui si presenti la possibilità di avere un pubblico maggiore, non ci si dovrebbe pensare su due volte. D’altronde, la bravura o meno, di chi va in onda si può comprendere solo dal gradimento dimostrato da chi ascolta e più aumenta il numero di persone che può dare un “feedback” positivo o negativo, meglio è per noi.

Oltre ai motivi di cui ho appena parlato, ce ne sono degli altri che non appartengono alla sfera della “crescita personale”. Ci si può trovare in disaccordo col proprietario o il direttore della radio e decidere di interrompere un rapporto, per non dover sottostare ad una linea editoriale che può non essere condivisa. Ci possono essere anche motivi secondari, non per questo meno importanti. Non dimentichiamo che pur di trasmettere in una radio (e non da casa), alcune persone sono disposte a percorrere km e km di distanza. E’ dunque comprensibile, qualora si presentasse per loro l’opportunità di trovare una radio più “vicina”, che queste decidano di cambiare.

O ancora ci può essere chi, soprattutto a livello locale, sceglie di abbandonare una radio in cui collabora “a titolo gratuito”, per andare in un’emittente disposta a pagarlo (cosa più unica che rara ormai). Infine c’è chi è disposto a cambiare, pur di provare una nuova esperienza e conoscere una nuova realtà, sia essa migliore o peggiore della precedente. Indipendentemente dal fatto che la scelta si dimostri più o meno corretta, credo che questo tipo di atteggiamento sia lodevole.

Insomma, a mio avviso è importante associare sempre il “cambiamento” o la “novità” alla crescita professionale di chi lavora in radio. E voi cosa ne dite? Trasmettete da anni nella stessa radio o ne avete cambiate parecchie? Quali sono, in entrambi i casi, i motivi della vostra scelta?

Articolo a cura di Mattia Savioni

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