Federica Elmi, Radio2: La radio di notte è la più vera
La sua prima volta in radio coincide con la prima rete di Totti in serie A, ma questa è un’altra storia.
Lei è Federica Elmi, voce storica della Radio tricolore e che, come dice Fede, “sono tornata alle origini con la radio notturna”. Dove? A Radio2 con il programma “Le Lunatiche”, in compagnia di Barbara Venditti.
Noi di Radiospeaker ci abbiamo fatto due chiacchiere e, manco a dirlo, ci sono piaciute. E non poco.
Nella tua esperienza nel mondo della radio, ti sei occupata di notizie ma anche di giochi. Qual è la Federica che ti piace di più?
“I giochi sono molto divertenti, ma non saprei scegliere. È bello fare ricerche, condividere informazioni e opinioni con chi ci ascolta. Al tempo stesso, credo che far divertire gli ascoltatori sia un modo di fare intrattenimento da non sottovalutare mai: può sembrare banale, ma strappare una risata a chi è all’ascolto e magari è bloccato in mezzo al traffico oppure sta vivendo una giornata no, è molto importante. In ogni caso interagire con chi ti segue può creare un vero e proprio legame empatico. Per esempio, con il programma dedicato ai giochi andato in onda su m2o, è emersa la mia grande passione per il cibo e ancora oggi quando posto un piatto di pasta sui miei profili social qualcuno mi risponde che è “pura poesia”.
Ti è capitato di condurre programmi diurni e, ultima novità, sei tornata alla fascia notturna a Radio 2 con “Le Lunatiche”, insieme a Barbara Venditti. Cosa significa lavorare in radio di notte?
“Per me è un ritorno alle origini. A sedici anni facevo la speaker per una radio romana dove, a volte, si dava luogo alle maratone notturne dalle 23 alle 6 del mattino e, quando magari l’indomani non avevo scuola, le conducevo anch’io. Poi, nei primi anni Duemila, ho condotto un programma iconico che si chiamava il Tempio di Arghilea, uno spazio etereo, surreale e poco collegato dalla realtà, fatto di pensieri notturni. Condurre di notte per me significa anche un ritorno alla radio più vera, più libera. Di notte, infatti, si ha un ascolto inferiore a livello numerico ( anche se il sabato notte c’è la movida e qualche persona in più sta sveglia), ma è il momento in cui le persone che ascoltano hanno una percezione più alta di quello che dici. Vuoi perché di giorno si è più distratti, vuoi perché spesso di notte chi si sintonizza spesso si trova da solo per motivi di lavoro come gli autotrasportatori, i quali nel nostro primo weekend a Radio2 hanno rappresentato, come di consueto, uno dei target di punta tra gli ascoltatori notturni. Si ha il tempo, quindi, per parlare, anche perché si ha una maggiore attenzione.”
Nel 2010 hai iniziato a curare una rubrica sul mondo della radio per una rivista romana. Com’è stato scrivere di radio, il mezzo di comunicazione più immediato e in continua evoluzione?
“Ho curato questa rubrica sino al 2018, scrivere di radio è stato molto affascinante e divertente, istruttivo e costruttivo. Mi ha permesso di entrare in contatto anche con grandi conduttori, di parlare con personaggi iconici nel mondo della voce. Ad esempio, ho intervistato Pino Insegno quando lavorava per Radio24 e Ughetta Lanari, quest’ultima un punto di riferimento per chi lavora con la voce per quanto riguarda la dizione. Tutto questo mi ha molto arricchito.”
I tuoi primi passi nel mondo della radio risalgono al 1994. Ci racconti un episodio imbarazzante o bizzarro vissuto davanti a un microfono?
“Io ho parlato alla radio per la prima volta il 4 settembre 1994, mi piace ricordarlo perché è stato il giorno in cui Francesco Totti ha segnato il suo primo goal in Serie A. Episodi bizzarri ce ne sono stati tantissimi, ad esempio una volta mi trovavo a condurre in coppia con Claudio Di Leo e, mentre eravamo a microfoni aperti, a lui cadde in testa un cartellone e siamo riusciti lo stesso ad andare avanti. Facendo autoregia, poi, mi è capitato a volte che il computer si bloccasse e mi sono ritrovata magari a infilare un CD e fare uscire una traccia a caso. A Radio m2o, poi, non dimenticherò mai il momento in cui, mentre ero in onda nel 2016, ci fu il terremoto in diretta.”
Un penny per i tuoi consigli a chi vuole diventare speaker radiofonico.
“Direi di non mollare mai, ma prima di tutto bisogna chiedersi perché si vuole fare radio. Perché fare radio è un mestiere ma prima di tutto è una passione, un percorso fatto di alti e bassi, di porte che si chiudono in faccia, di “no” e momenti di sconforto; in più, bisogna tenere presente che molto difficilmente facendo radio si diventa ricchi e famosi. Se si sente di avere la radio dentro, e se c’è si vede e si immagina anche, il mio consiglio sarebbe proprio quello di non mollare mai. Occorre essere sempre curiosi, conoscere quanto più possibile di questo mondo perché quello che diciamo in onda non ci piove dal cielo. E, prima di accendere il microfono, bisogna chiedersi se quello che si sta per dire è interessante, oltre a imporsi di non essere mai inopportuni. Perché, dall’altra parte, potrebbe esserci chiunque.”
Intervista a cura di Valentina Chisari