Radio Ticino: Matteo Vanetti ci parla dei cambiamenti della radio
Radio Ticino, la radio della Svizzera italiana cambia faccia.
Dopo diversi anni si riappropria del suo nome originario e da qualche settimana trasmette anche nella zona di Mendrisio e Chiasso sconfinando anche in una piccola parte del nord d’Italia. Tra i cambiamenti della radio, oltre al nome, anche la grafica sonora e un progetto di formazione per migliorare le tecniche di conduzione radiofonica e di regia affidato a Radiospeaker.it.
Abbiamo intervistato Matteo Vanetti, direttore artistico della radio, che ci ha raccontato qual è stato il percorso di crescita e quali differenze ci sono con la radio italiana.
Come mai avete deciso di cambiare l’immagine della radio?
La radio nasce nel 1997 con il nome di Radio Ticino. Poi per vicissitudini legali abbiamo dovuto aggiungere la parola “Fiume”, perché le frequenze abbracciavano soltanto il nord del Canton Ticino (Locarno e Bellinzona); mentre la parte sud che comprende Lugano, Chiasso e Mendrisio, ai tempi del 1997, non la coprivamo ancora, perciò ci è stato chiesto di cambiare nome. Abbiamo aggiunto la parola “Fiume” per ovviare al problema. Per anni siamo cresciuti così, come Radio Fiume Ticino, ricorrendo all’uso dell’acronimo RFT, che suona anche meglio del nome per esteso.
Come è strutturata la radio privata in Svizzera?
In Svizzera la cosa interessante è che tu puoi aprire un giornale quando vuoi, ma al contratrio se tu vuoi accendere una radio non puoi farlo, perché hai bisogno di una concessione che ti viene rilasciata a livello federale. Le concessioni sono rilasciate dalla Confederazione e sono limitate. In Ticino in effetti ci sono due radio private, oltre alla RSI, la nostra RAI, che è la radiotelevisione pubblica (ndr). Noi eravamo quella del Sopraceneri e poi c’era R3I, la radio del Sottoceneri.
Verso gli anni duemila ci è stata data la possibilità di trasmettere anche nel sud del Canton Ticino coprendo l’intera area del Cantone. Ottenere la parte che ci permette di coprire anche Chiasso e Mendrisio è stato molto difficile. Ma ne è valsa la pena, perchè abbiamo la possibilità di guadagnare una buona fetta di ascoltatori Svizzero italiani. Il cambio nome è stato necessario e utile per segnare questo passaggio fondamentale.Come avete organizzato il “passaggio di nome”?
Tanti dei nostri ascoltatori già ci chiamavano Radio Ticino, il passaggio è stato molto semplice e naturale perché lo volevamo da tempo, anche se ogni tanto la parola “Fiume” sfugge anche a me. Abbiamo cambiato anche la grafica sonora dopo 22 anni affidandoci ad uno studio esterno che ha già lavorato per tante radio europee e americane.
In Svizzera la collaborazione tra radio pubblica e quella privata è molto forte.
A differenza dell’Italia, le radio commerciali, come la nostra, avendo una concessione hanno diritto a delle sovvenzioni provenienti dal canone. Come se Radio Deejay avesse una parte del canone. Questo sistema permette alla Confederazione Svizzera di meglio monitorare la qualità, l’imparzialità e l’informazione delle radio private. La nostra emittente, nonostante sia privata, ha anche un mandato pubblico. Gilles Marchand che è a capo della radiotelevisione svizzera ha espressamente chiesto di rafforzare la collaborazione fra l’ente pubblico e i media privati come la nostra radio.
L’ultimo esempio in ordine di tempo è Ogni Centesimo Conta, una raccolta fondi che abbiamo sostenuto a fianco della principale radio pubblica Rete Uno. In meno di 7 giorni assieme abbiamo raccolto oltre 400’000 Euro in donazioni solo sul nostro piccolo territorio.Com’è la radio italiana “sentita” all’estero?
Chiunque faccia radio in Canton Ticino è nato ascoltando le prime radio italiane di confine, perciò conosciamo molto bene la vostra realtà. Storicamente le radio ticinesi sono nate anche grazie a molti speaker italiani che hanno portato la loro esperienza nelle nostre radio. In questi anni stiamo sempre di più scovando e formando anche nuovi talenti del nostro cantone.
Articolo a cura di Rita Di Simone