HomeMagazineRadio NewsRadio: meglio puntare sugli aggregatori o sui propri canali?

Radio: meglio puntare sugli aggregatori o sui propri canali?

Sono appena stato a Radiodays Europe a Losanna, in Svizzera.

È il momento più importante per le conferenze radiofoniche: oltre 2.500 persone mettono in evidenza il meglio della radio in Europa (e altrove).

Quest’anno ho notato un cambiamento.

Darren Davis di iHeartRadio, il noto gruppo radiofonico commerciale statunitense, accompagnato da un sacco di diapositive, ci ha raccontato di come la radio gode di piena salute, e di come iHeart fosse il gruppo numero uno.

Anche le emittenti pubbliche europee hanno parlato molto.

Hanno evidenziato però un aspetto molto diverso. Annaspando per i tagli ai finanziamenti e preoccupati per l’aumento delle fake news e della disinformazione, molti hanno dipinto un quadro molto più cupo. I nemici numero uno si chiamano Google, Facebook e Twitter.

La radio ha storicamente reso disponibile liberamente i suoi contenuti, utilizzando la natura aperta e distribuita del podcasting, TuneIn e altri, eppure in molte emittenti i personaggi ai vertici provengono dalla TV, dove invece è sempre stata strettamente controllata dai propretari. 

L’annuncio della BBC, che si era allontanata dai podcast di Google, è vista come la convalida di questa strategia. Un’altra emittente del servizio pubblico mi ha detto che il loro piano a lungo termine è quello di rimuovere tutti i podcast da Apple, tutti i loro flussi da TuneIn e avere il controllo della loro distribuzione, attraverso la propria app.

Le persone della vecchia radio hanno sbagliato“, mi hanno detto. “Dovremmo smettere di dare via così facilmente il nostro prodotto“.

Sono in disaccordo. Siamo nel business della produzione di contenuti. Dovremmo “pescare” dove sono i pesci e assicurarci che i nostri contenuti siano dove si trova il pubblico. 

Dopo alcuni grafici che mostrano iHeartRadio al numero 1, Darren Davis ha delineato la strategia di iHeart Radio: “Essere ovunque siano i nostri consumatori: con i servizi e i prodotti che si aspettano”.

Ma sempre più spesso la strategia della radio pubblica europea è quella di ritirarsi nel proprio giardino recintato. Una scivolata nell’irrilevanza?

Articolo a cura di James Cridland

Stefano Tumiati

Stefano Tumiati

Regista Radiofonico, Tecnico Audio, Producer, Montatore Video Leggi i miei articoli

Articoli popolari

RadioMIA: la Maturità passa attraverso la Radio

RadioMIA: la Maturità passa attraverso la Radio

A Firenze arriva l’Italian Roadshow del WMF

A Firenze arriva l’Italian Roadshow del WMF

Costi delle web radio: arriva l’hashtag #salviamolewebradio

Costi delle web radio: arriva l’hashtag #salviamolewebradio

Articoli recenti

Radio Strategy: Andrea Desideri racconta le opportunità ignorate nel giornalismo

Radio Strategy: Andrea Desideri racconta le opportunità ignorate…

La radio torna nella lista Forbes Under 30 con Luigi Santarelli e Filippo Grondona

La radio torna nella lista Forbes Under 30…

Newsletter

Rimani sempre aggiornato sulle novità del Settore Radiofonico.