HomeMagazineCuriosità RadiofonicheRegistrare la propria Voce: riuscite ad emozionarvi come in diretta?

Registrare la propria Voce: riuscite ad emozionarvi come in diretta?

Ho recentemente concluso il corso di conduzione radiofonica di secondo livello proposto da Radiospeaker.it, trovandolo molto utile per via della pratica continua al microfono, della conduzione in coppia. Questa situazione mi ha dato modo di verificare come non tutti provino le stesse emozioni in una vera radio, in diretta o in post produzione, piuttosto che in uno studio di registrazione pur completamente attrezzato ed accogliente.

Quest’ultima possibilità è quella che mi ha visto coinvolto in prima persona proprio al corso di Radiospeaker.it e, personalmente, mi sono sentito come se mi trovassi in una radio a condurre un programma. Questo significa che in piedi, con l’ausilio dello schermo della regia, mi calavo interamente nel momento radiofonico, e non pensavo se ci fossero o meno persone all’ascolto. Questo è molto importante per chiunque voglia affrontare il mondo dell’etere per la prima volta, poiché non deve pensare che per fare radio ci si debba trovare per forza in uno studio con delle belle cuffie, dei microfoni, un vetro e una regia dall’altra parte a supportarci.

Bisogna invece sapersi adattare, e proprio perché la radio la si dovrebbe fare per passione, oltre che per lavoro, è fondamentale abituarsi ad affrontare ogni genere di situazione se questa può aiutarci a migliorare le nostre performance. I corsi, ma non solo, servono proprio a questo, tuttavia anche facendo pratica nella nostra camera bisogna essere in grado di staccare il cervello dal pensiero che ci dice “tanto non c’è nessuno che mi ascolta”; ci siamo noi invece, e tanto basta!

Il motivo per cui dovremmo fare in radio in qualsiasi modo è molto semplice. Che un aspirante speaker sia più o meno portato al mondo radiofonico può essere vero, ma non potrà mai pretendere di fare pratica immediatamente in diretta, anzi dovrà provare, provare e riprovare. E se provando non riuscisse ad essere naturale nel pensare di essere in una radio, non potrà migliorarsi e arrivare realmente a condurre un programma risulterebbe molto più complicato. Alcuni di noi non si trovano a proprio agio nemmeno in post produzione, forse perché sanno che possono sbagliare senza problemi, tanto è una prova. Sbagliatissimo!

Un mio primo demo l’avevo registrato in totale solitudine in post produzione nella radio locale della mia città, e oltre che darmi una mano nell’imparare a fare autonomamente la regia, questa esperienza mi ha fatto capire che per fare radio bisogna essere radio, non farsi pensieri su chi ascolta o non ascolta, immergersi appieno nel mondo radiofonico che è anche pieno di imprevisti. Giustamente potrei essere contraddetto, perché gli imprevisti accadono solitamente in diretta, mentre in post produzione tutto è sotto controllo. Ma senza la pratica continua difficilmente saremmo capaci di affrontare questi imprevisti, potremmo andare nel panico, e se accadesse durante una diretta saremmo decisamente nei guai.

È fuor di dubbio che trovarsi on air in uno studio, sapere che all’ascolto ci possano essere parecchie persone e magari anche interagire con loro sia tutta un’altra cosa, ma per arrivare a questo traguardo bisogna accettare tutti gli aspetti che l’ambiente radiofonico comporta, più o meno gradevoli, fino ad arrivare al punto che fare radio in un posto piuttosto che in un altro ci sia totalmente indifferente e non influenzi la nostra conduzione.

Articolo a cura di Davide Porro

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